domenica 4 luglio 2021

94. Seconda puntata: "Fate quello che dico, non fate quello che faccio"

Le Civiche d'Este hanno chiesto le mie dimissioni dalla Pro Loco e dalla Commissione Elettorale Comunale. Seconda puntata di "risposta".
Dunque, Stoppa & Co. hanno tirato in mezzo nell'attacco personale contro di me anche la Pro Loco. Un'azione che trovo sconveniente, perché la Pro Loco è come un gioiello fragile: rappresenta una parte della storia cittadina, in quel luogo si sono incrociate le vite di tante persone e cittadini. Perché tirarla in ballo e trascinarla nello scontro politico, se non perché le Civiche la considerano evidentemente "cosa loro"?
Non è forse vero, dai rumors dei social e dalla presenza a vari appuntamenti ufficiali, che rappresentanti o collaboratori dell'associazione apolitica Pro Loco saranno candidati nella lista di Stoppa?
Non è forse vero che la presidente di questa associazione è stata rappresentante della lista di Stoppa in seno al Consiglio comunale e che la stessa è stata indicata, dallo stesso gruppo, nel Consiglio di Amministrazione di SESA spa?
Non è forse vero che molti soci dell'associazione Pro Loco hanno lasciato la stessa, di fronte alla "politicizzazione" dell'associazione operata da Civiche e Partito democratico?
Non è forse vero che siamo arrivati al punto che in città è addirittura nata un'altra Pro Loco, vista la situazione in cui è stata infilato lo storico sodalizio cittadino? 
Fanno davvero un cattivo servizio agli sforzi della Presidente, gli amici consiglieri del suo gruppo.

Contro di me, le Civiche hanno scritto: "Laddove non siano previste norme regolamentari in grado di prevedere ogni singola fattispecie intervengono prassi, consuetudini, convenzioni non scritte e non ultimo un fair-play politico-istituzionale, il quale nel rispetto dei valori della pluralità è alla base di un equilibrato dispiegarsi del confronto democratico".
Perché tanto "moralismo" le Civiche non lo hanno enunciato e praticato quando, insediatasi l'amministrazione Gallana, la dott.ssa Lisa Celeghin non si dimetteva dal CdA di SESA, un CdA nominato da un'altra giunta comunale?
Perché non hanno strillato al fair-play istituzionale allora (e stiamo parlando di una bella "poltroncina"), lasciando che alla guida della più importante realtà societaria territoriale vi fosse un socio di maggioranza non rappresentato, o per meglio dire rappresentato da quella che era una persona della minoranza consiliare?

Ancora: perché tra il 2014 e il 2015 le Civiche d'Este, alla guida della città, hanno atteso mesi e mesi, per non dire quasi un anno, per consentire di sostituire un membro effettivo dimissionario, rappresentante delle minoranze, in seno alla Commissione Edilizia, ristabilendo la regolare composizione della Commissione stessa?

Vengo alla Commissione Elettorale Comunale. La CEC (sigla) viene eletta in occasione del primo consiglio comunale e le norme di legge non prevedono rinnovi o cambiamenti nel corso del mandato. I componenti sono tre: due eletti tra i componenti della maggioranza, uno tra i componenti delle minoranze. Non c'è alcun obbligo di rappresentanza in seno alla Commissione, in quanto ciascun consigliere opera in modo libero e senza condizionamenti
La CEC sceglie gli scrutatori, che di elezione in elezione vengono chiamati a svolgere questa funzione, e li sceglie da un elenco ufficiale (Albo), che viene aggiornato dall'Ufficio Elettorale Comunale ogni anno.  Quali sono i criteri che ho deciso di seguire, alla luce anche della situazione sociale, e che hanno visto la condivisione di tutta la Commissione? Dare priorità:
  1. ai giovani, che si iscrivono all'Albo;
  2. alle persone in difficoltà lavorativa (chiedendo al Centro per l'impiego);
  3. alle persone che di volta in volta segnalano all'Ufficio Elettorale Comunale di essere disponibili per quella elezione per necessità o semplicemente perché sono liberi nelle giornate del voto.
In aggiunta, e lo dico per precisione perché le malignità oramai sono all'ordine del giorno, non vengono nominati ai Seggi né parenti dei componenti della Commissione, né parenti di candidati alle varie elezioni, anche se legittimamente sono iscritti nell'Albo degli scrutatori.
 
Questi sono criteri di buon senso, che non derivano da logiche di parte: evidentemente, le Civiche non sono d'accordo con questi criteri e li vogliono cambiare, chiedendo le mie dimissioni dalla Commissione.

Carlo Zaramella