Usciamo da un periodo tormentato: se c'è qualcuno che riesce ad archiviare la pandemia e dimenticarsene, quel qualcuno non sono né voglio esserlo io. Sono scomparse persone che conoscevo, padri di amici, conoscenti, altri più o meno vicini e che ero abituato ad incontrare quasi quotidianamente per le strade di Este. Ma tutti abbiamo sofferto in una qualche misura: i nostri ragazzi in termini di socialità, le famiglie che hanno perso il lavoro o hanno avuto un reddito diminuito, le attività economiche e commerciali, gli anziani che hanno visto aumentare la propria solitudine. Questo periodo ci ha... diviso e impoverito: i prossimi anni presenteranno il conto ed è bene averlo chiaro in testa.
Già solo questo richiederebbe uno sforzo di coscienza ed un cambio di marcia; quanto meno, una campagna elettorale di contenuti, rispettosa nei toni. Le prossime amministrazioni dovranno tenere coesa la comunità, perché sarà necessaria la forza di tutti per uscire dalla crisi che verrà. Invece le Civiche d'Este, trascinate da Stefano Agujari-Stoppa, da mesi non fanno altro che denigrare e insultare.
Ma trasformare l’aula del consiglio comunale in un tribunale, semplicemente per un regolamento di conti che ha come unico obiettivo il tentativo (ennesimo) di gettare discredito verso un collega consigliere, ha segnato la volontà di passare una linea: quella del giudizio che diventa morale. Hanno deciso qualche mese fa di coinvolgere anche la mia famiglia, ora di lasciare la campagna elettorale per lo scontro personale: da qui non si potrà tornare indietro. Perché alle Civiche non interessa, né è mai interessata la verità: hanno giudicato e condannato.
La domanda è semplice: perché si comportano così? Perché hanno bisogno di alzare i toni in questo modo? La risposta può essere solo una: non hanno altro da dire. Tra le altre cose, è evidente che ci sia già un accordo in tasca con il Partito democratico e L'Altra Este per il secondo turno e l'apparentamento: che sia o meno formalizzato, basta leggere la composizione della loro lista e la scelta di Matteo Pajola come candidato sindaco, guardare il loro comportamento sui social, per intravedere un coordinamento iniziato da tempo. Stoppa magari non l'ha nemmeno ancora detto ai suoi, se non a qualche fedelissimo: il comportamento di Stefano - uomo politico, è questo.
Mi accusano di avere "nascosto" la mia adesione a un partito: perché aderire a un partito è divenuta addirittura una colpa. Hanno annunciato una prova e che prova? Una richiesta protocollata, acquisita agli atti e regolarmente autorizzata, ovvero un documento che più chiaro e immediatamente disponibile di così non ve ne possono essere. Un documento quindi non nascosto e lo dicono pure loro, che non hanno fatto fatica a trovarlo.
Si sono mai chiesti perché quel partito ad oggi non abbia ancora annunciato il mio ingresso? Non passa giorno in cui sui giornali non si legga che Tizio, Caio o Sempronio sono entrati in questo o quel gruppo, perché rivendicare questi passaggi o ingressi è importante a questo o quel partito, per segnare visivamente una sua aumentata capacità di aggregazione. Ancora: un cambio di composizione di maggioranza, di norma non avrebbe comportato anche un cambio nella composizione della squadra di governo? Ad oggi, Fratelli d'Italia non ha né un consigliere, né un assessore in giunta.
La risposta è chiara e semplice e si compone di due aspetti: il primo, ho tenuto a precisare che io resterò fedele al mandato conferitomi dai cittadini e che manterrò la mia libertà di azione in consiglio, senza alcun vincolo di maggioranza. Terminerò questo mandato dove l'ho iniziato. Secondo aspetto: a ieri (prima che le Civiche si comportassero in questo modo), non avevo ancora valutato se impegnarmi di nuovo in prima persona.
Dopo sette anni credo di essere libero di potere esprimere il mio sostegno a un partito, qualunque esso sia, per ragioni che possono essere condivise o non condivise. Ma la modalità di come contribuirò a questo partito, non la decidono Stoppa, Pajola, Alberto Fornasiero e l'utente Facebook Andrea Trive (sui cui tornerò a parlare).
La chiarezza dice, ed è un punto squisitamente politico, che io faccio parte di questo consiglio comunale non grazie all’apparentamento, ma per il consenso elettorale espresso al primo turno, su un progetto che era diverso da tutti gli altri. In quel voto sta la mia posizione in consiglio comunale.
Non ho mai partecipato ad alcuna riunione di maggioranza, né posso rivendicare di questa tanto i meriti quanto i demeriti: mentre il mainstream stoppiano ha continuato a sussurrare in tutti questi anni che mi avrebbero dato questo o quell’assessorato, resta il fatto che oggi sto dove stavo cinque anni fa e manterrò questa libertà fino al termine. Il futuro è altra cosa.
Cinque anni fa ho conferito fiducia a Stefano Stoppa come persona: l'apparentamento si fa non con i partiti, ma con il candidato sindaco che si impegna, con la sua persona, a fare sintesi tra le diverse sensibilità. E' una fiducia alla persona: evidentemente i cittadini lo conoscevano meglio di me.
Ho sbagliato una volta: del resto, se uno nasce tondo, non può certo morire quadrato.
Carlo Zaramella
Anteprima: nei prossimi post si parlerà della Commissione Elettorale, della Pro loco (e qui ci sarà da scrivere...), e di altre parole dette da loro in questi cinque anni. Terminata la serie complessiva di tre post, non spenderò più un solo secondo su queste cazzate e sui baruffanti civici di Este. I problemi sono tanti, le risposte da dare ai problemi altrettante.