Obiettivo: restituire al Consiglio comunale il ruolo che gli spetta di diritto, per aprire l’amministrazione ai giovani e a nuove forze, garantendo ricambio generazionale. In questi anni i lavori del consiglio comunale sono stati generalmente poco frequentati dai cittadini: non parlo della situazione nata dal Covid, ma di un dato di fatto più ampio. Eppure, l’assemblea elettiva dovrebbe essere il cuore dell’attività amministrativa, il luogo ove farsi un’idea su come si stia muovendo una Amministrazione.
E' assolutamente necessario aprire l’aula del Consiglio alla società civile, con appuntamenti periodici annuali nei quali incontrare (a titolo puramente esemplificativo) le istituzioni scolastiche, le categorie economiche, le altre amministrazioni pubbliche o private come quelle operanti nell’ambito sanitario e sociale (a prescindere dalle possibili questioni emergenziali contingenti). Questi incontri devono servire a mantenere viva e attinente alla realtà la percezione del consiglio comunale sullo stato delle cose e toccare con mano la complessità gestionale di molte questioni, istituzionalizzandole.
Altro aspetto, le giovani generazioni. C’è l’urgente bisogno di formare nuove leve (dove per nuove non intendo solo giovani nel senso anagrafico), sopperendo alla totale mancanza di occasioni di formazione sui temi della pubblica amministrazione. La proposta è quella di agganciarsi alle istituzioni scolastiche di secondo grado e alle università, per dare vita a percorsi formativi sulla pubblica amministrazione e sul governo della società nei suoi tanti e svariati aspetti, prevedendo anche riconoscimenti in termini di votazioni, crediti e rilascio di attestazioni. L’ho visto fare in altre realtà e i riscontri che ne ho avuti sono stati senza dubbio positivi.
Possono essere tante altre le iniziative, che una Presidenza di Consiglio comunale può assumere per riportare al centro della Città l’attività dell’assemblea e favorire l’avvicinamento di nuove leve alla guida della Città, senza perdere (aspetto importante) l’esperienza di chi le ha precedute nel governo cittadino. Un'ulteriore proposta, che può anche diventare strumento operativo per quanto detto sopra, è quella di creare e inserire nello Statuto cittadino una “Associazione dei Consiglieri e Amministratori cittadini”, perché le esperienze non devono essere “perse” ma possono invece continuare ad essere valorizzate, anche nell'ottica di agevolare scelte future o continuare nello sforzo di migliorare la nostra comunità.
Come ho già avuto modo di dire, l’esperienza in un consiglio comunale porta a guardare al governo della Città in modo diverso, meno “elettorale” e più amministrativo: molte volte ho l’impressione che non sia sufficientemente diffusa la consapevolezza di quello che può fare una Amministrazione o non può fare, quali siano gli ambiti entro i quali può muoversi e quali invece quelli che spettano ad altri Enti. È compito della politica lavorare per diffondere la “cultura dell’amministrare” e fare crescere i futuri amministratori locali.
Carlo Zaramella
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