"Ma perché non guardi in avanti nel manifesto? Hai una foto con una posa diversa? Come quelle degli altri?".
Mi sono sentito fare questa domanda negli ultimi giorni.
Non è che non ho altre foto, il punto è che ho voluto proprio questa foto: l'ho pensata e ripensata, mia moglie l'ha scattata più e più volte, fino a quando la nostra scelta non è caduta su questa.
Questo è davvero il mio manifesto, lo sento completamente mio: credo anzi sia il mio più bel manifesto.
Voglio provare a spiegarne il senso, ricordando un caro amico, Enrico, che cinque anni fa mi accompagnava in una pazza avventura elettorale (non tutta sbagliata).
Ho scelto una immagine che non "guardasse davanti, fuori", sullo stile dei classici manifesti elettorali. Il protagonista principale del mio manifesto non ho voluto essere (solo) io, ma l'ambiente, raffigurato da una spilla a forma di ape e dalla decorazione floreale alle mie spalle. E' l'idea che vuole essere al centro del messaggio: è quel progetto "Este amica delle api" che racconta di un nuovo modo di fare politica locale, dove l'ambiente abbraccia molti ambiti, dal paesaggio all'urbanistica, dal recupero edilizio al turismo, alla pubblica istruzione, dall'economia locale al monitoraggio dell'inquinamento. Non solo: vuole anche parlare di un atteggiamento diverso, meno da "selfie" e in qualche modo più riservato.
Sono tenacemente convinto che la pandemia, pur con tutte le difficoltà e le sofferenze che ha determinato, ci offra al tempo stesso l'opportunità di cambiare modalità: in una politica che vuole stare sempre al centro dell'attenzione, per la quale "se non dà l'idea di comunicare, non esiste", si deve trovare lo spazio per una politica che "comunica un'idea, un atteggiamento, una modalità, altrimenti non esiste".
Il mio messaggio elettorale è quello classico, della richiesta di fiducia tramite l'espressione della preferenza, ma ho provato a farlo in modo diverso.
Carlo Zaramella
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