A fronte di questa lettera, la Giunta avrebbe assunto la decisione di non prorogare l'estensione dell'occupazione dei plateatici e quindi la riduzione dello spazio a disposizione dei bar e dei ristoranti della via.
Parto subito dicendo che mi sento di non condividere questa decisione per due ordini di ragioni: 1) la prima, che il problema non è l'occupazione del suolo pubblico in sé ma il rispetto delle norme, il rispetto degli spazi pubblici concessi (senza "allargamenti") e la gestione da parte degli esercenti e dell'autorità pubblica degli spazi e delle concessioni stesse: i residenti nella loro nota lo hanno messo in rilievo proprio nelle conclusioni finali; 2) le ragioni economiche di questo particolare momento storico.
Sul primo punto, il problema della "movida" si trascina da tempo: i primi casi riferiti dalla stampa locale risalgono addirittura al periodo della seconda giunta Mengotto. E' chiaro che la chiusura a zona pedonale della via ha trasformato degli episodi singoli in una situazione più generalizzata, vista la "vocazione naturale" a questo tipo di servizi della via che attraversa il nostro centro storico.
Ma il problema per me è di ordine pubblico e si risolve attivando una collaborazione con gli operatori economici interessati e con il presidio del centro storico da parte della Polizia locale e della Forza pubblica.
Paradossalmente, ridurre i plateatici non determina automaticamente la risoluzione del problema, dal momento che questa situazione (la movida, il degrado, le azioni poco consone di alcuni clienti, ecc.) c'era anche nei tempi passati di "normalità". E' evidente che comportamenti che vanno oltre le regole, sia da parte di singole attività che da parte di singoli cittadini, devono essere puniti secondo le norme.
Per queste ragioni, da osservatore esterno credo che l'impostazione del tema assunta dalla giunta sia stata sbagliata, perché il problema andava affrontato sul fronte del rispetto dell'ordine pubblico: se si deve lavorare su una regolamentazione più attenta, ma questo deve comportare l'applicazione delle norme, vigilando con gli strumenti propri di un'Amministrazione comunale e ricercando la collaborazione dei titolari degli stessi pubblici esercizi.
Carlo Zaramella
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