martedì 19 maggio 2020

63. Il VENETO e l'AUTONOMIA. Senza tanti giri di parole

Porta la data del 19 maggio 2020, l'articolo de "Il Corriere della Sera" a firma di Marco Cremonesi: "Zaia: «Regioni fondamentali. Ci sono stati pasticci e li hanno fatti a Roma».
Il presidente leghista: «Non oso pensare che cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito soltanto dal governo»". Non voglio riassumere l'intero articolo: ne rimando alla sua lettura integrale cliccando qui.

Ci sono però due passaggi di questo articolo, che voglio riportare perché mettono a fuoco una questione a me cara, come cittadino, elettore e temporaneamente amministratore locale e componente di un consiglio comunale. Li propongo qui di seguito.

"Ma che cosa è successo tra il venerdì dell’accordo e il sabato del «non ci stiamo»? Di chi è la «manina» che ha respinto la barca in alto mare?
«Penso che ci sia un retaggio recondito di alcuni palazzi che non sono disposti a condividere mai qualunque forma di autonomia. Vista da Roma, l’autonomia è una sottrazione di potere. Vista da noi, è un’assunzione di responsabilità. Ma io credo che irresponsabile sia chi non vuole l’autonomia. Da qui, discendono certi pasticci». [...]
Presidente, ma siamo ancora al «lontani da Roma»?
«Credo che la vicenda Covid abbia dimostrato fino in fondo l’importanza dell’autonomia. Lei pensi che cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito da Roma. E qualcuno dice che la sanità va riaccentrata. Chi lo dice non ha capito nulla e dovrebbe ricominciare a fare il consigliere comunale: io lo renderei obbligatorio»".

Io non riesco a comprendere le posizioni di chi è contrario all'autonomia, se non leggendole nell'ottica di un mantenimento di uno status quo legato a privilegi o gestione del potere. Oggi noi eleggiamo direttamente sindaci e consiglieri comunali e presidenti e consiglieri regionali, ma non esprimiamo preferenze per il Parlamento, laddove risiede il potere e dove si gestisce l'economia pubblica. Parlare di federalismo significa portare i centri decisionali più vicini ai cittadini, nel territorio, di modo che si possano valutare direttamente i risultati: è questa l'assunzione di responsabilità di cui parla il presidente Zaia. Competenze chiare e bene definite, gestite nel territorio e dal territorio.

Cosa questo ancora più evidente per chi esercita anche la più  "elementare" funzione di consigliere comunale. Non so se l'espressione utilizzata dal presidente del Veneto, di rendere obbligatorio fare il consigliere comunale, sia un battuta o una provocazione, ma la condivido nel senso più letterale del suo significato. Nel nostro Parlamento siedono in grandissima parte persone indicate dai segretari di partito, che non hanno avuto mai alcun tipo di esperienza amministrativa e non si sono mai nella loro vita confrontati con il consenso elettorale personale. Se mettete in relazione questo con il fatto che laddove sono queste persone, si fanno e si votano le leggi....

Carlo Zaramella



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