lunedì 15 giugno 2020

78. Meritocrazia e Incapacitocrazia.

Riporto di seguito una citazione proposta da Rampini nel suo libro "La seconda guerra fredda", di cui ho già parlato in questo blog. E' tratta da un libro di uno studioso canadese: Daniel A. Bell. La sua opera s'intitola "Il modello Cina. Meritocrazia politica e limiti della democrazia". Spesso, quando si legge un libro, accade di vedersi aprire prospettive di nuove letture sul tema: il lavoro di Bell mi stuzzica non poco. Eccola.

"La pratica di scegliere i principali leader di un paese attraverso elezioni competitive libere ed eque ha una storia relativamente breve (meno di un secolo in quasi tutti i paesi [...]. Come ogni altro sistema politico, ha vantaggi e svantaggi, e sembra troppo presto affermare che sia il migliore sistema di tutti i tempi. [...] Ci sono molti modi di esercitare il potere - sul posto di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, e così via - e in questi ambiti l'assunto naturale è che sia necessaria l'esperienza prima che i leader esercitino il potere. Nessuna azienda o università sceglierebbe un leader senza una sostanziale esperienze di leadership di quale sorta, preferibilmente nello stesso campo. Eppure il potere politico costituisce un'eccezione: è accettabile scegliere un leader che non ha precedente esperienza politica, purché scelto con il meccanismo una testa - un voto".
Non conosco in modo approfondito il funzionamento dei sistemi di gestione del potere ed elettorali degli altri paesi, ma quando ho letto questo intervento, una bomba se ci si pensa bene, mi è venuto spontaneo arrivare a questa conclusione: in Italia noi abbiamo portato al limite estremo questo concetto, in termini di promozione a ruoli di potere e gestione dello stesso persone prive di qualsiasi competenza ed esperienza amministrativa.
A ciascuno meditare se questo sia un bene o meno. Ovvero: il numero di voti presi non corrisponde necessariamente alle capacità dell'eletto.

Carlo Zaramella

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