lunedì 17 febbraio 2020

46. ESTE PERDE ABITANTI? CERTO, MA PARLIAMONE DAVVERO

Este perde abitanti? Certo, ma parliamone davvero.
Le Civiche d'Este scrivono in un loro post: "A nostro parere per fronteggiare gli effetti dannosi del calo demografico, la strada maestra resta un percorso di fusione comunale". Senza mettere in discussione l'indubbio impatto territoriale di una fusione, alcune domande provocatorie: con la fusione aumentano forse le nascite? Si fanno forse più figli? Il saldo naturale da negativo diventa miracolosamente positivo?
No, purtroppo no: con una fusione si sommerebbero semplicemente i saldi naturali dei comuni coinvolti, con lo stesso identico esito negativo. Quindi, è sempre bene guardare i numeri, ma dovrebbero - i numeri - essere anche interpretati o letti all’interno di un contesto più ampio. 

Propongo una mia riflessione su questo tema, senza pretesa di magiche ricette perché non ce ne sono.
Il calo della popolazione di Este è continuato anche per l’anno 2019, come per la stragrande maggioranza dei comuni della Bassa Padovana e non solo. E' un calo costante e coinvolge tutti gli ultimi governi della Città: da quelli a tinte rosse a quello attuale
Purtroppo non è una sorpresa: la fotografia che ci restituisce ISTAT parla di una situazione nazionale generalizzataIl comunicato stampa dell’Istituto Nazionale di statistica dice testualmente: “Continua a diminuire la popolazione: al 1° gennaio 2020 i residenti ammontano a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. Aumenta il divario tra nascite e decessi: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). [...] Ulteriore rialzo dell’età media: 45,7 anni al 1° gennaio 2020”.

E’ il paese Italia ad essere in crisi, con un saldo naturale negativo e un aumento dell’età media. Laddove vi sono comuni in crescita demografica, questi in genere sono i comuni più grandi o quelli con arterie viarie importanti. Si badi: la crescita di quei comuni non dipende dalle nascite, ma semplicemente da una capacità attrattiva congiunturale legata a caratteristiche strutturali di quel comune.

Quindi il calo di Este non è colpa né del PD+Civiche d'Este, né del centrodestra. Semplicemente non è colpa di nessuno ma vi è un'appartenenza a una dinamica demografica generale: basterebbe guardare le proiezioni dell’ISTAT per capire che gli anni futuri saranno sempre più neriNessuno, infatti, parla di futuro e soprattutto di programmazione.

E' su questo che il Consiglio comunale di Este dovrebbe dibattere, lasciando la realtà virtuale dei post oppositivi e sedendosi a ragionare tutti assieme.
Meno popolazione, anzi per dirla con maggiore precisione, meno nuovi nati e meno giovani sono elementi che si ripercuoteranno inesorabilmente sulle politiche scolastiche, il che si traduce: meno classi, meno esigenza di insegnanti e accorpamento dei plessi scolastici. Una popolazione sempre più anziana si ripercuoterà sui servizi socio assistenziali e sanitari. E non siamo ancora entrati nei ragionamenti legati all’occupazione, ai posti di lavoro, alla capacità reddituale, alle politiche pensionistiche e via dicendo. 

Sono tutti aspetti, questi, che attraversano i livelli istituzionali e che coinvolgeranno, direttamente o indirettamente, gli enti locali e quindi anche il nostro Comune di Este. Allora il tema non è, come fanno le Civiche d’Este o altri gruppi, buttare un dato e creare una contrapposizione polemica (su un tema dove, numeri alla mano, sono tutti perdenti), ma aprire una riflessione sulle proiezioni future della nostra Città.
Qualche esempio concreto:
- quante classi scolastiche diminuiranno nei prossimi anni e quanti plessi scolastici rischiano la chiusura in chiave futura?
- quale sarà l’incremento della fascia più anziana della popolazione e quale aumento determinerà nella necessità di servizi sociali e assistenziali per queste persone?
- in termini di patrimonio immobiliare pubblico, quale necessità ci saranno negli anni futuri in termini di appartamenti popolari per gli anziani soli o con figli che non saranno in grado di provvedere in qualche modo ai loro genitori?
- soprattutto, in termini economici, quante risorse saranno necessarie alle politiche sociali? Quali investimenti fare oggi sugli edifici pubblici e su quali ragionare in termini di dismissione?
- ancora, quante case resteranno vuote e non utilizzate e che aspetto ci restituiranno del nostro paesaggio urbano?

La fusione, quella mancata con Ospedaletto e quella mancata con Baone, non risolve i problemi demografici. La fusione è uno strumento di governo allargato del territorio, ma tutti i problemi sociali, economici, di patrimonio scolastico e di investimenti, si proporrebbero ugualmente: quali scuole chiudere, quanti anziani seguire e via dicendo, solo in un'ottica allargata. Il tema sarebbe stato se chiudere le scuole di Ospedaletto per portare i bambini a Este o chiudere una scuola di Este per tenere aperte quelle di Ospedaletto: tanto per intenderci.

La fusione deve essere letta come unità amministrativa di più comuni e serve per rendere più efficiente la macchina pubblica, razionalizzare le spese di funzionamento, governare il territorio con una visione più ampia e certo può dare risorse economiche temporanee importanti.
Era bene farla, è bene continuare a proporla, ma di per sé e in quanto tale, non inverte un fico secco in termini di nascite, saldi naturali tra nati e morti e via dicendo.

Sono semmai le politiche della nuova città "allargata" che potrebbero cercare di dare un nuovo senso e un nuovo indirizzo (fermo restando che su come spendere i contributi derivanti da fusione se ne sono sentite di sirene, del tipo "facciamo il palaghiaccio!") ma resta il fatto che i trend demografici sono movimenti di medio e lungo periodo e politiche di questo tipo non producono risultati immediati, anche alla luce dello sviluppo economico che ha cantierizzato Monselice (che giova di una posizione geografica nettamente migliore della nostra).

La Bassa Padovana avrebbe certamente bisogno di fusioni: è troppo frammentata in tante piccole amministrazioni, deboli per struttura e dotazioni. Ma da qui a pensare che queste cambino strutturalmente la demografia, in un contesto generale come quello che ISTAT ci restituisce e semplicemente per il fatto di averle fatte, è discorso assai diverso. Servono politiche strutturate, servono anni, servono strategie locali e nazionali: serve tutto questo, molto altro, e ancora non vi è certezza di risultato perché, drammaticamente purtroppo, il calo della popolazione è strutturale al paese Italia e al (troppo) vecchio mondo.

Carlo Zaramella

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(A proposito di fusione mancata con Baone, vorrei invece che mi si spiegasse come mai vi è stata una candidatura, evidentemente e tangibilmente vicina al vecchio governo di Este PD + Civiche, che ha spaccato il fronte del "Sì fusione" determinandone la sconfitta).

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