mercoledì 19 febbraio 2020

47. AMMINISTRARE UNA CITTA'. Sulle ex Scuole di Schiavonia e Prà: perché su Facebook è sempre tutto così semplice?

“Questi sono i soliti che vogliono cancellare il passato in cerca di qualche soldo” tuona uno dei commentatori de “L’Altra Este”, laddove la sinistra locale rilancia un articolo sul piano delle alienazioni comunali. Cosa scrivono? “Il Comune svende le ex scuole elementari di Prà e Schiavonia. Perché non intercettare fondi europei o regionali per la loro ristrutturazione invece?”. Ancora: “Una manciata di soldi che costa alla collettività la perdita di due immobili che ne valgono molto di più sia dal punto di vista economico ma soprattutto sociale, storico e affettivo”.
Che ne dite, facciamo una riflessione sul tema?


Gli immobili oggetto del contendere sono le ex scuole elementari di Schiavonia e Prà: due edifici in stato di abbandono
Ho recuperato le deliberazioni relative al piano di alienazioni del Comune di Este dal 2012 ad oggi e già nel 2012 i due immobili erano nella lista dei beni in vendita.
Governava allora Giancarlo Piva, lo stesso sindaco appoggiato per due volte dal gruppo che oggi corrisponde a L’altra Este. Prezzo di vendita, nel 2012: €. 175.000,00 per le scuole di Schiavonia, €. 180.000,00 per quelle di Prà.
Nel 2016, sempre giunta di centrosinistra, il prezzo era calato: rispettivamente €. 150.000,00.= e €. 144.000,00. Questo prezzo si è mantenuto inalterato fino a tutto l’anno 2018.
Ci sono state manifestazioni di interesse all’acquisto in tutti questi anni? ZERO. Zero perché a carico di un potenziale privato non ci sono solo i costi di acquisto, ma anche di recupero e basta alzare la testa dai libri su Mao o di Marx per capire che il mercato immobiliare in questi anni ha vissuto una profonda trasformazione, insieme alla società, all’andamento demografico, ai costi di gestione e purtroppo il prezzo è spesso ben lontano dai desiderata dei proprietari.

Oggi questi due immobili hanno subito una rivisitazione nel prezzo di vendita: le ex scuole di Schiavonia sono sul mercato a €. 80.000,00, quelle di Prà a €. 70.000,00.

E’ bello Facebook perché in esso le soluzioni sono SEMPRE facili. Poi però ci si misura con i vincoli di spesa pubblica, i bilanci degli enti locali, le strade da asfaltare, i danni da riparare, unitamente ai costi che un apparato pubblico deve supportare. 
La questione è molto semplice: o ci teniamo questi immobili (e altri) nelle attuali fatiscenti condizioni, o si decide di demolirli (cosa che in alcuni casi non mi vede affatto contrario) o si decide di metterli sul mercato e trovare un privato che, conti costi/benefici alla mano, decida di investire su due palazzotti in degrado da decenni collocati in due frazioni della nostra Città.

Certo, viene da chiedersi come mai nei dieci anni di governo di Piva e Stoppa, nessuno mai abbia avuto quella semplice idea di intercettare fondi europei o regionali per la loro ristrutturazione?

Come mai non ci abbia pensato la Giunta che vedeva tra i suoi membri Beatrice Andreose? Erano incompetenti? Oppure la situazione non è così semplice e lineare, come si vuole oggi far passare sui social?
Ecco, la risposta secondo me è proprio quest'ultima.

Io mi auguro che vi siano degli acquirenti e che questi immobili siano recuperati alla contemporaneità e non più lasciati nel degrado. Perché recuperare non significa automaticamente rimuovere o cancellare: la memoria di un posto può essere tramandata ai posteri e conservata in tanti modi.

Carlo Zaramella
Consigliere comunale

(A proposito di immobili in vendita, stessi pensieri per Villa Mattiolo alla Motta, per la quale forse un ragionamento in più si dovrebbe fare: il suo valore di vendita è passato da €. 440.000,00 nel 2012 ai €. 150.000,00 di oggi).

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