venerdì 23 agosto 2019

12. La sicurezza urbana. Qualche pillola per inquadrare meglio il tema.

I temi sono senza dubbio tanti, partendo dalla cronaca nazionale della crisi di governo. In questo venerdì sera chiudo temporaneamente il ciclo di post sul tema della sicurezza urbana, senza la pretesa di avere esaurito l'argomento. Sulla sicurezza si svolge quotidianamente molto dibattito politico, che si riduce il più delle volte a polemica partitica senza che questo argomento sia invece affrontato con obiettività e soprattutto qualità.
Nel D.L. 20.2.2017 n. 14 convertito dalla Legge 18.4.2017 n. 48, la sicurezza urbana viene definita come "il bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso interventi di riqualificazione, anche urbanistica, sociale e culturale, e recupero delle aree o dei siti degradati, l'eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio, la promozione della cultura del rispetto della legalità e l'affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche con interventi integrati, lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni".
E' facile capire che il tema sicurezza comprende svariate cose, diverse aree di intervento e soprattutto diversi livelli di competenza, che non si riassumono soltanto nella figura del sindaco di turno e dell'amministrazione comunale che temporaneamente regge e guida una comunità.
Ci sarebbe molto da discutere anche sulla continuità, a livello locale, di una politica organica di sicurezza urbana, a fronte del cambio ciclico di amministrazione e sensibilità e cultura politiche.

Resta in ogni caso il dato che sul tema sicurezza scontiamo, come Paese Italia, un ritardo di almeno venti anni rispetto a esperienze europee come quella francese e inglese. In Francia, ad esempio, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, si afferma un modello di prevenzione sociale fortemente incentrato nella figura dei sindaci, anche se nel tempo si accentua il ruolo del governo centrale fino ad arrivare ai Contratti Locali di Sicurezza: un vero e proprio partenariato a livello locale. Nel Regno Unito invece, accanto all'affermazione della responsabilità in capo alla polizia, si andarono sviluppando forme di sostegno di carattere preventivo per aumentare la sicurezza dei cittadini: aumento dell'illuminazione pubblica, incremento del controllo del territorio da parte della polizia, incentivi per la sicurezza degli immobili mediante l'installazione di porte e finestre blindate, telecamere e sistemi di allarme e via dicendo.

Pare incredibile, vista la narrazione attuale sul tema sicurezza, ma le politiche locali di sicurezza in Italia sono nate in Emilia Romagna nei primi anni Novanta del Novecento, al tempo della presidenza di Pierluigi Bersani. Al tempo un gruppo di intellettuali era impegnato del diffondere nella sinistra e negli amministratori locali di questa area culturale-politica, un diverso e nuovo approccio a questo delicatissimo tema: da questa azione nacque il progetto regionale "Città sicure". Con la Legge regionale n. 3 del 21.4.1999 e soprattutto con la successiva LR n. 24 del 4.12.2003 l'Emilia Romagna si è fatta promotrice della produzione di un sistema integrato regionale di sicurezza urbana: si è trattato della prima esperienza normativa regionale.

Su come affrontare oggi il tema, fermo restando un quadro normativo nazionale che andrebbe meglio approfondito e delineato soprattutto per meglio tutelare le nostre Forze dell'Ordine, resta il tema delicato della percezione di insicurezza da parte dei Cittadini. Tale percezione è alimentata certo dai contesti territoriali più o meno esposti, dalle condizioni economiche e sociali, ma anche dalla narrazione mediatica degli eventi e dalle modalità con cui certe notizie sono veicolate dai media e dai social network. 

Sono tutti aspetti da tenere in debita considerazione, perché è necessario dare dignità alle paure e alle insicurezze dei cittadini ma anche mantenere una obiettiva lucidità sulla portata dei fenomeni e sulla loro diffusione. 
Trovo sensato affermare la responsabilità in capo ai singoli soggetti politici locali nella modalità con cui affrontano, a livello di amministrazione del territorio, un tema così delicato. Purtroppo vi è ancora la tentazione di strumentalizzare il singolo episodio, per alimentare il senso generale di insicurezza a scopo elettorale contro il governo di turno: vi dovrebbe invece essere una collaborazione, la capacità di lavorare in sinergia anche sui temi della prevenzione e della condivisione delle strategie generali di sicurezza urbana, proprio per dare a queste una continuità temporale.

Carlo Zaramella

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